lunedì 18 luglio 2016

LibRidine


 

Ho scoperto che esiste una sorta di gergo editoriale che definisce "lettori forti"  persone che leggono 10 o più libri ogni dodici mesi. Ho quindi appreso di essere una lettrice "forte", anzi, probabilmente fortissima, dal momento che, escludendo quello che leggo per studio o per lavoro, mi attesto sulla cinquantina di libri letti per piacere o interesse personale ogni anno (ma so di gente che viaggia tranquillamente sul centinaio, quindi in effetti c'è di peggio). Lettore forte somiglia  a "forte bevitore", non trovate? Ed in effetti penso che a molti sia capitato almeno una volta di provare la… libRidine, la sensazione più o meno marcata che in questo momento potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale, la tua famiglia potrebbe convertirsi in blocco al pastafarianesimo, la rete fognaria potrebbe venir deviata dal Comune nel tuo prato e tutte le tue unghie potrebbero incarnirsi… tutto ok, basta che ti lascino leggere in pace. O il brivido di piacere che corre su per la schiena quando si ha in mano un libro a lungo atteso o cercato. O, talvolta (soprattutto se fuori il tempo è brutto e gli impegni pressano), la struggente impressione che la vita sarebbe molto migliore se potesse consistere esclusivamente in una lunga teoria di letture, preferibilmente a letto, nutrendosi di tè e biscotti. O il piacere perverso (anche la libridine ha le sue perversioni) che si prova singhiozzando sconsolati su qualche passaggio particolarmente commovente o desolante, magari un bel Dickens che, in piena forma, sta facendo morire qualche suo personaggio tenero e indifeso, tipo il piccolo Paul Dombey (ops, spoiler, ma è bene saperlo: i bambini malaticci, in Dickens, tendenzialmente durano poco). O l'irrefrenabile istinto a possedere un determinato libro. Anche se lo si è già letto e riletto, anche se la libreria comincia ad avere seri problemi di spazio, ci sono libri che si devono avere. Soprattutto in quella nuova bellissima edizione speciale limitata commentata illustrata rilegata blasonata. O l'insensata tentazione di non scendere alla nostra stazione dal treno perché preferiremmo finire il capitolo. O il prendere in considerazione la possibilità di non scendere affatto, continuare fino a Foligno e finire direttamente il libro.

Ma scendiamo sul pratico. Quali sono le quotidiane avventure coniugali di una lettrice forte? Ebbene, nel mio caso il marito è un finto lettore forte, una sorta di impostore. Ora, non fraintendetemi. Damiano consuma una gran quantità annua di libri. Ma non legge davvero: studia, con la matita in mano e l'odiosa tentazione di fare, nella pagina bianca in fondo, elenchi di numeri di pagina circolettati per rimandi che potrebbero essere utili o interessanti in qualche articolo o approfondimento. Va da sé che legge quasi esclusivamente saggi. Divora la saggistica come patatine.
Ed è spaventosamente lento nella lettura "personale". Butta via il tempo libero in mille altri modi, è una persona irritantemente socievole, partecipa alla vita della comunità locale, ricopre incarichi di responsabilità in due o tre realtà diverse, suona in tre distinti gruppi musicali, va in palestra e a correre, cura l'orto e sta all'aperto, insomma si fa distrarre da una quantità di futili cose quando potrebbe stare a casa appollaiato su una sedia o seduto sul pavimento della cucina a leggere, mantenendo una raffinata aria malsana e pallida e la consistenza muscolare di un'ostrica, come faccio io. Gioventù sprecata!
Poiché due sposi dovrebbero condividere tutto, io sono sempre molto felice di esporgli dettagliati resoconti di qualsiasi cosa stia leggendo, conditi di esortazioni ad abbeverarsi lui stesso alla fonte di cotanto appagamento culturale. Ma se riesco a fargli iniziare effettivamente un libro che ho già letto e amato, in realtà sperimento presto la dolorosa agonia di vederlo avanzare lentissimamente, distrarsi in continuazione, e finisco per assillarlo con "dove sei arrivato? Come va? Ti piace? Ti è piaciuto quando…?"
Talvolta albeggia nella mia mente il dubbio che forse sono leggermente insopportabile, giusto un tantino. Ma, ahimè, che volete farci? La pena di non poter condividere col mio diletto sposo le emozioni della libridine non mi dà tregua.
A forza di arrovellarmi, mi rendo conto che la soluzione l'avevo già scovata anni fa, quando eravamo ancora fidanzati, in effetti. Lettura condivisa ad alta voce. Lui sembra prestarsi volentieri. E il ritmo posso dettarlo io. Resta da capire se quando leggo mi ascolta...

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