venerdì 13 novembre 2015

TOPINAMBUR - Il contorno ideale per i vostri piatti di carne umana

Dopo l’Alchermes, occupiamoci oggi di un altro abitante dal nome esotico che ci tiene compagnia in via delle Cose Nuove: il TOPINAMBUR. Fa ridere solo a leggerlo! Però vi assicuro che fa meno ridere se ce l’avete in giardino. 

Questo simpatico vegetale, infatti, si riproduce nelle zone umide a una velocità impressionante, e in una quantità esagerata di esemplari. Il primo anno che ci trasferimmo in questa casa, poveri ignoranti, non sapevamo cosa fossero quei teneri arbustelli che spuntavano dal terreno in aprile. Non ne estirpammo neanche uno. Finché ci ritrovammo verso settembre con decine e decine di piante robuste e giganti, che arrivavano ad una altezza di tre metri! Eravamo già pronti con motoseghe, asce a due mani e diserbanti assolutamente non ecocompatibili, quando un giorno, in ottobre, cominciarono a spuntare dei fiori stupendi, dipinti di un giallo luminosissimo, che facevano bene al cuore al solo guardarli. E anche noi ci intenerimmo. Ma come si fa a distruggere uno spettacolo così?



I fiori resistettero per un mese intero, allietando la nostra e le altrui viste. Ma alla fine, quasi a dicembre, appassirono, e noi eravamo nuovamente pronti per la deforestazione… 
Se non che, proprio in quei giorni, passò un’amica un po’ freak da casa nostra e, vedendo quel bosco in giardino, esclamò: «Nooooo, spettacolooooo, avete tantissimi TOPINAMBUR!! (scroscio di risa incontenibili). Ma lo sapete che si MANGIANO??» 
A questa parola magica mi fermai all’istante: tutto ciò che è commestibile merita rispetto profondissimo. Qui bisognava informarsi meglio, prima di procedere con l’annientamento totale.
Così abbiamo fatto, ed ecco in sintesi cosa abbiamo scoperto.
1) La parte commestibile del Topinambur è la radice, che si raccoglie da dicembre in poi per tutto l’inverno; il problema è che le radici formano un complicatissimo e intricato rizoma che può espandersi anche in un arco di due metri e mezzo sottoterra, per cui per raccoglierle dovete in sostanza dissodare il terreno dell’intero giardino.
2) Il nome buffissimo di questa pianta deriva dalla tribù brasiliana dei Tupinambà, i quali oltre a praticare il cannibalismo rituale mangiavano anche la radice del nostro bel fiorone. Dopo una gloriosa resistenza contro i portoghesi, i Tupinamba infine cedettero. E cedettero anche la pianta, che così è arrivata a noi europei.
3) Il fiore di alcune varietà di Topinambur si volge verso il sole, infatti il nome scientifico è heliantus (fiore del sole) . Questo spiega anche il perché del nome inglese della pianta, Jerusalem Artichoke, cioè “carciofo di Gerusalemme”. Non vi sembra ci sia alcun nesso tra le due cose, vero? E invece è proprio così. Artichoke perché il sapore del Topinambur ricorda quello del carciofo, anche se più dolce. E Jerusalem perché…. semplicemente è una storpiatura inglese del nostro “girasole” (o “girassol” in portoghese). La povera Gerusalemme, per una volta, non c’entra proprio niente.
4) Feuerbach, il celebre autore di L’uomo è ciò che mangia, si chiedeva se esistesse un alimento che potesse «sostituire la patata presso la classe più povera», e nello stesso tempo fosse «in grado di infondere nel popolo energia e sentimenti virili». Beh, sui sentimenti virili non ci esprimiamo, ma sull’energia possiamo rispondere a Feuerbach, che forse non conosceva il Topinambur. Questa specie di patata che sa di carciofo, infatti, pare sia super nutriente e buonissima per la salute. Guardate qua

Bene, se vi siete convinti e volete un po’ di ricette, eccone alcune senza carne umana. Noi abbiamo semplicemente cucinato il Topinambur in padella con lo zafferano, e ve lo consigliamo! 

Radici di Topinambur con il fiore sullo sfondo!


Per il problema dell'infestazione, abbiamo deciso di tenere due e o tre belle piante ogni anno, e di estirpare le altre appena le prime tenere foglie spuntano dal terreno.


Ma se tra cento anni, dopo una guerra atomica, qualcuno capiterà da queste parti e vedrà una foresta di girasoli altissimi, sappia che lì sotto una volta c'era una bella casetta. E soprattutto che lui potrà sopravvivere ancora a lungo! Basta una vanga.

Nessun commento:

Posta un commento