mercoledì 17 dicembre 2014

Bricolage Biblico



Dell'albero si è occupato Damiano, ma in casa nostra la presepista sono io. E sono una presepista fervida: il presepio va pensato, progettato architettonicamente, curato nei particolari. Soprattutto deve essere bello e ben visibile. Ho una certa antipatia per i presepi in scala eccessivamente ridotta, in cui le statuine troppo piccole finiscono per somigliare a sbilenchi ragnetti che popolano vallate di muschio, tra frotte di pecorine con le gambe simili a stuzzicadenti rachitici. I personaggi devono avere un certo peso, distinguersi gli uni dagli altri, avere un'espressione sul viso che sia distinguibile senza ricorrere al microscopio. 
Il presepio è una piccola creazione, e come quella grande, parte dalla luce: prima cosa da installare è il festone di lucette elettriche, per verificare che non sia a troppa distanza dalla presa. Et lux fuit. Seguono cieli (di carta stellata) e terra (di vellutina verdognola).
Poi la crosta terrestre si increspa, arricchendosi di un monte, ben saldo all'interno grazie alle pallottole di carta di giornale e ricoperto di carta-montagna adeguatamente stropicciata. In genere ci vuole una buona ventina di minuti prima che la piramide di carta assuma una forma quantomeno plausibile, e chilometri di scotch per impedire che ciascuna palla vada per conto suo. E fu sera e fu mattina. 

 La terra viene poi resa feconda e coperta di germogli, erbe e alberi principalmente grazie al muschio, per il quale mando in missione Damiano. Se ben conservato si può riutilizzare anno dopo anno, il che è un bene non solo dal punto di vista dell'ecosistema boschivo, ma anche perché quando è fresco va fatto asciugare e brulica di esserini un po' troppo vivi per far parte del presepio: va bene il realismo, ma sarebbe meglio non esagerare, considerato che il tutto si svolge nel nostro salotto e vermicelli e maggiolini che scorrazzano tra le pecore per onorare il Bambino non sono ammessi. 
Il passato da giocatore di Warhammer di Dama, e in particolare le vestigia della sua armata di elfi silvani, provvedono alberi straordinariamente realistici. Si intende che gli elfi, a differenza dei loro alberi, non sono ammessi (malgrado la segreta speranza del proprietario).Alle pendici della montagna, sorge la grotta: sì, appartengo al partito della grotta, e non della capanna, che rischia sempre di apparire un po' posticcia, a meno che non sia un vero capolavoro di artigianato. Ma il motivo non è solo estetico: innanzitutto, la caverna suggerisce molto meglio la presenza di un tesoro al suo interno, come ogni caverna che si rispetti, e allo stesso tempo è il posto più adatto per cominciare, per un Dio che sceglie di muovere il mondo non dall'alto, ma dal basso.Ovviamente, per ultimi, nella nostra "creazione in scala", arrivano uomini e animali. Quando ci siamo sposati, i miei genitori ci hanno regalato il nucleo originario del presepio: sacra famiglia, bue e asinello. Poi siamo andati a crescere, e prevedo che lo faremo un po' di più ogni anno. Ad ogni modo per ora abbiamo acquisito un angelo e due pastori con qualche pecora, ed è tutto, quindi il nostro presepio è una scena relativamente spopolata, senza contare che uno dei due pastori è il Dormiente, ossia il pastore che… ronfa. 
 

Esatto, Gesù Bambino sta nascendo a pochi metri (anzi, centimetri) di distanza e lui riposa placido e soddisfattissimo con la testa appoggiata a un fascio di fieno e papaveri (tra l'altro di aspetto piuttosto assurdo tra tutto quel muschio), non degnando grotta, mangiatoia e compagnia bella di uno sguardo. Perfino le pecore sono più reattive del Dormiente: un paio brucano l'erba, è vero, ma ce ne sono almeno tre che guardano nella direzione giusta con occhi vispi. Se il Dormiente non contribuisce particolarmente al fervore della scena, il Pastore Sveglio e l'Angelo fanno del loro meglio per rimediare. L'Angelo, a dire il vero, collocato sulla cima della montagna in precario equilibrio sulla punta dei piedini soavemente scalzi, spesso non resiste alla tentazione di controllare la situazione più da vicino e (si) precipita rovinosamente giù, creando un certo scompiglio tra le pecore.

Il Pastore Sveglio resta l'unico a mantenere una parvenza di dignità, dritto davanti alla grotta come appena arrivato, silenzioso e attento. Giunti alla fine dell'anno, nella notte invernale, anche noi vogliamo sistemarci accanto a lui, svegli quanto più ci è possibile, e non perderci nulla di questo spettacolo.


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