Ah, il Salvatempo*.
Cosa ci potrebbe essere di meglio del Salvatempo? Innanzitutto, il nome, così
intrigante, così pieno di sottintesi e di promesse. Salvare il Tempo, ma vi
rendete conto? Invece di perderlo come succede in continuazione: cosa si può
chiedere di più da una spesa settimanale che il compito di Salvare il nostro
Tempo?
C'è, già all'inizio,
il carisma accattivante della sua catchphrase: "Ciao, Diletta. Fai la
spesa con me".
Poi c'è il fascino.
Il Salvatempo è così Giovane, così Moderno, così Pratico, che averlo lì,
appollaiato come un fedele pappagallino sul manico del carrello è di per sé un
incentivo all'autostima, mette su un piedistallo dal quale guardare con sprezzo
e compassione gli Altri, quelli che ancora non sono entrati nella luce del
Salvatore del Tempo, ed arrancano ciechi e senza guida nei meandri del
supermercato, deponendo oggetti alla rinfusa nel loro carrello non redento, non
autonomo, bisognoso di essere passato al vaglio alle casse prodotto per
prodotto. Io no, non più -io sono una donna Giovane, Moderna e Pratica che ha
fatto della spesa un'Arte, che redige le liste della spesa elencando le cose da
comprare nell'ordine in cui le incontrerà nel negozio, che depone i prodotti
scelti non sul fondo del carrello, ma in Sporte Riutilizzabili Ecologiche
aperte nel carrello, già divisi per genere, e già battezzati dalla lucetta
rossa sparata dal Salvatempo. Al termine del mio passaggio attraverso il caos
di un grande supermercato, tra madri che si contendono assatanate l'ultimo
Kinder Bueno in offerta speciale per la merenda dei pargoli, vecchietti che
spintonano nel corridoio dei surgelati come se non ci fosse un domani, buzzurri
che caricano il carrello di buste di pancarrè scontati traendoli da mucchi sui
quali campeggia la scritta "Massimo tre confezioni per Carta Socio",
insomma, oltre la valle oscura delle passioni umane, guidata dalla pacata
razionalità della Spesa col Salvatempo, giungo alle casse speciali (in genere
prive di coda), sbrigo la formalità del pagamento senza disfare il carrello e
me ne esco a testa alta, più Giovane, Moderna e Pratica che mai.
Certo, possono anche
capitare degli inconvenienti.
Per esempio,
talvolta il prezioso complice della nostra spesa ha qualche difficoltà a
leggere i codici a barre, soprattutto se si trovano stampati su superfici non
perfettamente piatte e rigide. Così si è costretti ad ingegnarsi, cambiare
angolazione, rigirare il prodotto da leggere, stendere con le dita il codice,
insomma, improvvisare un balletto talvolta poco dignitoso fino a che il bip
tanto atteso ci comunica l'avvenuto riconoscimento. Certo, fastidioso, ma cosa
volete che sia?
Poi ci sono i dubbi,
i terribili dubbi. Anche se il Salvatempo ci ha introdotti nel mondo dello
Spesismo Adulto, in cui l'autodeterminazione è tutto, così come la
responsabilità personale, è difficile reprimere il dubbio che qualcosa delle
nostre deplorevoli abitudini precedenti sia rimasta in noi, e che senza
avvedercene si siano fatti scivolare nel carrello acquisti non legittimati
dalla Luce Rossa. Allora si scorre indietro freneticamente l'elenco delle cose
vidimate, impalati vicino ai sottaceti: "Oddio, la ricotta l'avrò segnata?
Sì, sì, ecco. E la pasta sfoglia? E il tonno in scatola? Qui risulta due
confezioni, non ne avevo prese tre?" … e via a rovistare nelle un tempo
ordinatissime Sporte Riutilizzabili Ecologiche, in cerca di conferme,
riducendole presto ad un ammasso di roba alla rinfusa.
Un po'
scombussolati, ma tutto sommato ancora sereni, procediamo alla volta della
colla di pesce. Qui, il codice a barre non si trova da nessuna parte, né sopra
né sotto né di lato: la confezione è tutta lodi per la bontà del prodotto e
istruzioni d'uso, senza altri segni. Possibile? La colla di pesce è forse
immune alle spietate leggi del commercio? Si può entrarne in possesso solo
tramite baratto? E' in regalo? Sembra di no, visto che lo scaffale in cui è
posizionata reca bene in vista prezzo e codice. In un impeto di indipendenza,
proviamo a leggere il codice dello scaffale. Con orrore, il Salvatempo si
sgomenta, appare una faccia triste, la sentenza senza appello: "Prodotto
sconosciuto, rivolgersi al personale". Come, sconosciuto? Ma soprattutto,
come rivolgersi al personale? Cos'è
quest'eresia nella religione del fai-da-te-la-spesa, un'eresia professata dal
Messia stesso?! Un sacro orrore ci lascia tremanti, annichiliti, la nostra fede
destabilizzata, messa a dura prova. Svuotati di energia, lasciamo mestamente
perdere la colla di pesce e ci dirigiamo alle casse.
Le casse speciali,
le casse Salvatempo. Ma, in pieno Crepuscolo degli Dei, il colpo più terribile
sta per arrivare. Sul monitor della cassa lampeggia: "Per proseguire,
rivolgersi al personale". Siamo stati selezionati per la revisione a
campione della spesa.
(Dile)
*Per chi non lo
sapesse, il Salvatempo è un lettore portatile di codici a barre che permette al
cliente di vidimarsi la spesa da solo, mentre la fa, in uso nel supermercato da
noi frequentato più spesso.
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