giovedì 5 giugno 2014

Consumo critico?



Questo post comincia con una storia (vera). C'era una volta una signora americana, che si chiamava Athena Hohenberg, e che si imbattè al supermercato in un barattolo di Nutella. Lo comprò per provarlo e, evidentemente approvandolo, lo somministrò a se stessa e alla sua famiglia per un certo periodo di tempo. Poi, un bel giorno, fece una scoperta del tutto sconvolgente, spaventosa, in grado di destabilizzare chiunque. Reggetevi ai bordi della sedia, cari lettori. Athena scoprì che la Nutella non era un cibo sano. L'orrore quasi la sopraffece, e credo che la gran parte di voi sia rimasta sgomenta quanto lei ad apprenderlo. Athena non era mai stata sfiorata da un simile pensiero, perché aveva visto alla televisione uno spot con bambini che mangiavano di gusto pane e Nutella, e una voce che commentava quanto questa colazione fosse sana e nutriente, l'ideale per cominciare la giornata. O qualcosa di simile. Vista questa pubblicità, mai il più piccolo dubbio aveva a quanto pare sfiorato la mente di Athena, perfettamente convinta, a suo dire, di star somministrando ai propri pargoli una colazione virtuosa nutrizionalmente quanto una scodella di crusca e yogurt magro affiancata da una spremuta di arancia biologica. Né l'aspetto, né la consistenza, né il sapore, né la lista degli ingredienti stampata sull'etichetta del barattolo, le avevano mai portato dei sospetti.
Così, la candida Athena querelò la ditta produttrice per pubblicità ingannevole, e questa storia ha un lieto fine perché ottenne, a quanto pare, un risarcimento stratosferico, mentre l'America si riempiva magicamente di centinaia di madri cadute dal pero, che realizzavano solo in quell'attimo quanto poco sana fosse la Nutella, cosa che, anche loro, a quanto pare, mai avevano sospettato prima… che Athena vincesse la causa.

Ora. Questo apologo non vuole essere una critica alle class action contro le multinazionali, né una perorazione a favore della salubrità della Nutella. Riconosco che a qualunque lettore italiano il tutto risulta immerso nell'atmosfera surreale che hanno per noi certe vicende d'oltreoceano.
Voleva solo essere un'introduzione al nostro modo di fare un po' di consumo critico (giusto un po', la strada è lunga!), e che non è questo. Non è, cioè, pretendere una cristallina verità dalla pubblicità a colpi di sentenze, né pretendere il diritto di non leggere etichette, non informarsi, non scegliere consapevolmente cosa sia buono o da scartare per noi in quello che acquistiamo. Naturalmente, vogliamo che ci sia trasparenza sull'origine, il contenuto, la storia produttiva del prodotto, e vogliamo che ci siano controlli di sicurezza previsti per legge, e via dicendo, ma alla fine dei conti, siamo noi a decidere cosa mettiamo nel carrello, e successivamente in bocca o addosso, e in che quantità, e non possiamo aspettarci che la tutela dello stato arrivi al punto di prendere il posto delle nostre valutazioni personali in ultima istanza - non dovremmo neanche augurarcelo, a dire il vero.
Quindi, noi abbiamo deciso di cominciare a fare un po' di consumo critico partendo dalla valutazione personale: abbiamo cioè creato con altri amici un piccolo GAS - un Gruppo di Acquisto Solidale, il cui scopo principale è, almeno per ora, aiutarci vicendevolmente nel cercare di acquistare alcuni prodotti direttamente dal produttore, preferibilmente in zona, per vedere, valutare, assaggiare e decidere.
Poca roba, per adesso: il latte da una mucca del paese una volta alla settimana (il centralino di distribuzione delle bottiglie e raccolta dei vuoti del GAS è nel nostro sgabuzzino), il miele, qualche verdura (per prova, ci sono arrivati cinque chili di bieta, e probabilmente non vi immaginate neanche quanto spazio occupano cinque chili di bieta- neanche noi lo immaginavamo prima che arrivassero nella nostra cucina), da poco le uova, occasionalmente una puntata fuori zona per provare qualche produttore interessante (cereali e legumi biologici). E' un'avventura fonte di una miriade di aneddoti - ci sarà tempo per raccontarli - e di qualche vera soddisfazione. Per noi è anche l'occasione di sperimentare uno stile di vita un po' più orientato alla condivisione, e di goderci una microavventura con alcuni dei nostri più cari amici.
E' il nostro modo di provare un approccio diverso alla spesa.
(Sì, ne siamo consapevoli: niente cause miliardarie da vincere dietro l'angolo, con questo approccio…)

(Dile)

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