lunedì 17 marzo 2014

Nuove forme di vita

No, avete capito male: Dile non è incinta.
Neanche ci siamo messi a allevare galline.
E per quanto riguarda ragni e insetti vari, quelle forme di vita in casa nostra non sono affatto nuove.
Ad esempio, lo scorso anno abbiamo combattuto strenuamente contro un’invasione di tarme del cibo, demoni svolazzanti che si annidano principalmente nei farinacei: dopo mesi di trappole adesive Autan e foglie di alloro per scacciarle dai ripiani, complice l’arrivo dell’inverno, si sono finalmente arrese! E noi stiamo prevenendo una nuova invasione chiudendo tutto in barattoli ermetici (che poi Dile non riesce ad aprire, consentendomi così di far sfoggio della mia virilità casalinga).

No, niente di tutto questo: oggi vogliamo parlarvi di due forme di vita innocue, silenti e operose, con cui abbiamo stipulato un contratto non scritto. Noi le teniamo in vita, loro ci restituiscono dei favori materiali. Un po’ come l’uccellino pulitore con il rinoceronte. O come un Tamagotchi che però ti fa il caffè.
Sono forme di vita feconde, generative, dinamiche, che moltiplicano se stesse in continuazione, e proprio per questo sono dette “madri”: sono la pasta madre e la madre dell’aceto.
Colonie batteriche che per una volta non sono affatto nocive, anzi tutto il contrario! Conosciamole un po’.

La pasta madre sta chiusa in un barattolo in frigo, da cui esce solo una volta a settimana per essere nutrita. Si tratta di impastarla con metà del suo peso in acqua, e stesso peso in farina. Da questa bella pallina di grano e di vita, possiamo staccare un pezzo e tenerlo una notte a lievitare, coperto da un panno. Il resto lo rimettiamo nel suo barattolo in frigo, dove continuerà e crescere senza far rumore. Il pezzo staccato, trascorse quelle 7 ore circa, sarà diventato un bel figlioletto di lievito, pronto per essere usato per fare pizza, pane, focacce….

La madre dell’aceto, invece, è un disco bianco che giace nell’oscurità di un piccolo orcio di terracotta: quando il tappo viene aperto, vede per un momento la luce accecante del mondo, e poi  una cascata fresca di vino, ristoratore e benevolo, che la annaffia di vita. In cambio di queste docce di scarti di vino e fondate, la madre dell’aceto (dopo i primi tre mesi) produce in continuazione il suo pargolo, che noi umani usiamo per condire l’insalata, pulire la casa e rendere brillanti i piatti, anche in lavastoviglie!


Isaac Newton, che oltre che un fisico era un grande alchimista, diceva che l’universo era nato da una Grande Fermentazione. Noi, più modestamente, ci accontentiamo di piccole fermentazioni, da cui ricaviamo pane e aceto.



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